La famiglia adottiva presenta delle analogie con tutte le altre famiglie, ma anche delle specificità che la rendono diversa e con una quota più elevata di complessità. Il viaggio è la metafora intorno alla quale lavoreremo per “guardare” alle diverse valige di queste famiglie e al
contenuto che si portano dietro (le eredità nascoste): quelle del bambino e quelle della coppia genitoriale. Vedere il contenuto delle valigie permette di dare una cornice di senso alle problematiche, una validazione alle emozioni di tutti i componenti della famiglia, per poter “ripartire”.
Lavorare con queste famiglie significa lavorare con “il passato” sempre presente e con il contagio traumatico che porta con sé e che viene trasmesso ai genitori attraverso la complessa relazione di riaffiliazione e di possibile riattaccamento ripartivo. Cruciale in questa costruzione di nuovi legami e soprattutto in un’ottica di sostegno terapeutico, è la considerazione delle risonanze che i comportamenti e gli atteggiamenti dei figli adottivi elicitano nei genitori, in base ai loro pattern emotivi e di attaccamento.
Faremo un laboratorio esperienziale sul “flipper delle emozioni” nelle varie fasi della costruzione della famiglia adottiva (dal primo incontro all’inserimento a scuola, dall’irrompere dell’adolescenza all’eventuale incontro in terapia) soffermandoci sugli strumenti che utilizziamo, come le AAI riadattate (fondamentali per mettere a fuoco le risonanze dei genitori), la linea della vita, il disegno congiunto e le storie condivise. Il laboratorio è destinato psicologi, psicoterapeuti, educatori e assistenti sociali.